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Tu non lo sai
quante volte sono crollate
le mie torri.
E’ l’arcano peggiore
così distante dal carro,
dal calesse.
Annoto sul destino,
i crolli e le ripartenze
frugo nelle tasche del passato
in cerca del profilo del sole.
Le macerie hanno creato
il nuovo mondo.
Poi, nella distanza,
alzo gli occhi alla terra
per seminare nuovi passi.
Un tocco di cipria all’apparenza,
e due molliche di pane
da buttare ai piccioni
ricordano che oltre questo vuoto
qualcosa ancora esiste.
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Dalla più profonda stanchezza