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Eri così la prima volta che ti vidi sul retro di copertina di "Un Uomo".
Mi sembravi bella. Dopo averti letta eri bellissima.
Ancora oggi se leggo le cose che un tempo
sapevi scrivere, riesco, nonostante gli strati di cerone
ad appesantire le rughe, a vederti bella.
Dicono che il tempo porti saggezza.
Tu Oriana sei l’eccezione che conferma la regola.
Ho vissuto per pochissimo gli States.
Troppo poco per comprenderli, abbastanza per rifiutarli.
Lasciare il Pian De’ Giullari per Manhattan
è di per sè una scelta poco comprensibile.
Ma di te, credo ci sia poco da comprendere.
Più volte ho sostenuto le tue tesi e difeso
anche quel punto di vista da me distante
attraverso il quale tu vedi il mondo.
Dalla lingua di terra newyorkese parli di terra tua
indicando la terra che mi ospita dalla nascita
e che vivo mentre tu latiti la tua esistenza italiana.
Io non lo so Oriana che ti sia successo.
E’ che provo quasi pena per te.
No, non rabbia, no, non orgoglio
pena
Oriana, prima che la pasta
si scuocia, accendi il gas
liberamente tratto dalla pentola sul fuoco