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Fotografia di Nika Fadul
Anche la voce
sarebbe tornata a tacere
per gli spazi infiniti del silenzio.
Pensai che fossi tu le parole
per la mia bocca.
Ed ebbi fame ed ebbi sete
senza riuscire a chiedere acqua o pane.
Diventai l’attesa,
un dialogo fra sordi
e diventai acqua e diventai pane.
Diventai lo stupore di qualcosa
che è troppo vivo per morire.
Imparai la gioia della sete
e la fortuna della fame.
Tu eri breve e prezioso
come le briciole.
Furono foglie d’autunno
a ricadere morbide sul tempo
ed io t’avrei lasciato la vita
per eterni sospiri d’inferno.
Anche la musica diventò silenzio
e s’assopirono sotto le foglie
le radici, le pieghe del cielo,
i giorni.
Nessuno poteva immaginarlo
dove ebbe inizio il tramonto.
Doloroso come un pruno sul cuore
– ruppi il silenzio –
e parola dietro parola
inseguii la sete e rincorsi la fame
e iniziai come fossi rinata,
ad urlare.
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Trovato giorni fa e riuscita a postarlo solo oggi.
Curiose cose fa la rete.