amitié

Beatrice Niccolai vista da Guidu Antonietti di Cinarca,  - Provenza, oggi, 14 gennaio 2006

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Ritratto di Beatrice Niccolai
eseguito dall’architetto, fotografo e maestro d’arte corso
Guidu Antonietti Di Cinarca
Provenza, Francia – 14 gennaio 2006

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Ho sempre pensato che la rete
nascondesse tesori infiniti,
come straordinari sono gli incontri
quelli che ci permettono, in un gesto, in uno scambio di parole
un grande e infinito atto d’amore.
Da questi incontri è nata la collaborazione
con la fotografa Deborah Marini
che ha curato e che
segue in immagini le mie parole
per un progetto a cui stiamo lavorando.

Gesto d’amore è lo scambio, l’apertura verso l’altro,
chiunque esso sia. Se non ci fossero gli incontri
non nascerebbe niente.
Ne’  un abbraccio, ne’ una carezza, ne’ la conoscenza.

Senza umiltà, non saremmo molto.

Da qualche giorno sono presente su un sito d’arte
che mi ha permesso di incontrare da subito
la professionalità e l’arte dell’architetto e artista corso
Guidu Antonietti di Cinarca
col quale da subito è nata una porofonda stima reciproca
che spero possa unirci in future collaborazioni.

Ho la fortuna dell’incoscienza della lingua
e la fortuna dell’incontro con Guidu a testimoniare armonia
a quello che sono percorsi paralleli o simili
ognuno nel proprio modo di comunicare,
anche se in paesi diversi,
ma sotto lo stesso cielo, stessa luna, stesso sole,
stesse nuvole

Avendo passato la notte con lui a leggere e osservare
sia le sue parole, sia la sua arte,
trovando pagine dedicate da lui a
Pier Paolo Pasolini
ho pensato fosse bello averlo
a fianco a noi anche in
Via Pier Paolo Pasolini

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Oggi mi ha stupito facendomi
trovare un ritratto di me, fatto sulle ritratti già esistenti miei
fatti dal fotografo e Amico Elvio Cecchi
e dalla forografa e Amica Deborah Marini.

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Grazie Guidu
con tutto il mio vivo seppur stuprato cuore

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Liberamente tratto dalle cose che accadono

les amis

Andrea Cambi, foto di Chiara Sgrana

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Andrea Cambi
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(fotografia di Chiara Sgrana)

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Fra le mura ci sono io, cinque gatti che presto se ne andranno
il mio cane e un pitbull, lasciatomi in custodia da un’amica.

Fondamentalmente non c’è nessuno a tavola con me
e nell’insalata con le carotine filangè,
penso a chi vorrei lì, che non vedo da tempo.

Compongo il numero, non risponde subito;
Risponde quando ho la bocca piena di quelle foglie
e di quei fili arancioni incastrati fra i denti.

-Zingara d’una Bea, sono a Livorno stasera,
quando ci si vede per una bevuta?
– Quando vuoi.
-Settimana prossima vengo da te,
che noi zingari dell’Amore circolare, a tutto tondo ci si capisce.
Dimmi un pò e Lui?
– A quale Lui sei rimasto?
– quello… dai, di…
– Ah ecco sì, Lui. Sì, Lui.

A lui posso dire tutto.
Ai pochi, rari Amici, si può versare del veleno nel bicchiere
che sanno riconoscere dal colore,
l’odore delle lacrime.

Ce le siamo bevute dalle nostre bocche le lacrime,
e giocate intorno a un camino, prima dei tanti spiragli,
che le porte socchiuse c’hanno chiuso.

– Certo che sei una bella testa di cazzo, Bea,
quando avevo bisogno te c’eri. Perchè non mi hai chiamato?
Perchè non me l’hai detto tutto questo di te?  Per te io ci sono…
Ci sono sempre, stronza.

Sei un puro. sei un poeta. sei un Uomo
e sei soprattutto un Amico.

Si parla del suo lavoro in teatro,
si parla delle mie parole.
Gli racconto del reading-presentazione di ottobre
nella nostra terra carente di ci-dura,
come l’acqua di sorgente.

Qualunque sia il programma, io ci sarò
e vorrò leggere io alcune cose tue
Il programma se è così come lo dici
è bello! Bello davvero!

– Andrea, dopo la serata si andrà tutti alla casa sul lago.
Tutti gli amici… e credimi, si sarà in pochi.
Io ho bisogno di stare nuda, senza maschere,
senza teatrini benpensanti,
ho bisogno di non aver bisogno di difendermi, sempre.

Gli chiedo allora se ha notizie di Francesco
che stavo pensando di invitarlo a leggere le mie parole.
Francesco, Bea, sta male. E’ in coma all’ospedale a Roma.

Rimango silenziosa, con la colpa dei peccatori
e muri da frantumarmi addosso.

Leggo allora per quasi tutta la notte, in rete
le notizie su Francesco.

Ci vuole sempre una scala su cui frantumarsi il cranio
perchè qualcuno si ricordi di noi.

liberamente tratto dalle cose che accadono