spontané

tes fleurs

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Mamma iniziò a invecchiare quel giorno e ancora t’aspetta
con il tuo armadio sempre pieno di quei tuoi vestiti e quelle cravatte che lasciasti.
Persino nel tuo bagno, ci sono tutte le tue cose,
ordinate come allora.
Apparte le tue cose, rimaste intatte, il tempo c’è passato addosso
come un destino non scelto
o come una vita che ci scortica i giorni, senza clemenza.

Mi chiedesti, pochi giorni prima di andare, di pensare a loro
e io, babbo ci ho pensato a loro, curandole e proteggendole
come non sono mai riuscita a farmi proteggere io.

Delle tue donne, la prima ad andare sono stata io
con la consapevolezza della solitudine
sarei rimasta nella casa che m’hai lasciato,
crescendoci sola,  un figlio,

Somiglia a me in tutto.
Anche solo per questo so che l’ameresti d’un Amore bello
e la tua presenza nel crescerlo m’è mancata, tanto.

Mamma, non ha più amato nessuno
e ancora giovane ha rifiutato ogni carezza, ogni bacio,
ogni attenzione, pensando sempre solo a te.

Quando ti raggiungerà,
abbracciala forte anche solo per questo.

Abbiamo corso il rischio che ti raggiungesse
e ancora non è che stia bene.
Se dovesse arrivare presto, – cosa che non vorrei mai –
sappi ch’è solo perchè è tanto stanca,
falla riposare prima di dirle qualcosa, sulla tua spalla.

Ha smesso d’andare a messa che dice che per i Santi
ormai non c’è più paradiso.
So che ha adottato una bambina in africa,
ma di lei non ci parla mai.
Credo sia la vostra bambina, dopo che sei andato.

Qui i fiori crescono ancora,
come le erbacce, non muoiono mai.

E delle tue donne,
io ch’ero forte babbo, non ce l’ho fatta più
a giocare al ruolo di quella che doveva somigliare a te
e come in ogni mio crollo,
sono crollata sotto alle tue radici,
portando di me, tutto, tranne il fiore.

Lui è ancora bello, fresco, giovane,
 luce del sole dei suoi anni.
Ti somiglia, come io somigliavo te.

Le tue tre donne sono sempre insieme,
nonostante la mia lontananza.

Mamma in questi anni è anche un pò cresciuta,
smettendo di domandarmi a che ora rincaso a casa mia
però, le si sono addolciti gli occhi guardandomi
ogni tanto mi prepara un sugo o una carezza.

C’è sempre un daino al ruscello
e l’abete che piantasti è diventato infinito
Ha iniziato a nevicare su tutte le nostre teste,
la neve del tempo.

La pomarola ora l’ho imparata a fare anche io
e giuro che se dovessi tornare,
non ti preparerò più il risotto alle vongole.

So fare persino la pasta in casa,
tirata a mano, come amavi fare qualche volta,
le domeniche mattine d’inverno.

Se dovessi arrivare, per caso, per premura, per tenerezza,
lasciami un pò dormire e  guarda nel mio frigo,
ho sempre sei uova fresche prese dal contadino,
pronte per te.

liberamente tratto dall’Assenza