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la medicina è amara ma
tu già lo sai che la berrai
astrattamente distratta
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la medicina è amara ma
tu già lo sai che la berrai
astrattamente distratta
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I temporali dentro
lavano la memoria dei giorni.
Si bagnano persino le cose da dimenticare,
le carezze clandestine
d’un richiamo assordante alla vita
che abbia lo sfrenato senso d’Amare
Non tutto s’asciuga
e rimangono pozze d’odori
in cui potersi lavare il cuore.
I temporali dentro
arrivano improvvisi a richiamare
il bisogno assoluto di primavera.
E allora prendi questi petali d’esistenza
e trascinali nel tuo temporale
costretti come reati d’Amore
curali.
E se viene sera
nell’alba della primavera
Fà in modo che sia già autunno
e i frutti già colti
d’averne per il resto delle primavere
eterna nostalgia
liberamente scucito dalle mani
.
"Sono stato assolto a formula piena"
E’ così che mi saluta oggi un vecchio amico.
– Sì, che si fottano tutti. Ora anche l’azienda mi deve ripagare i costi giudiziari;
assolto e mi sono preso una pausa premio dal lavoro.
Il sistema m’uccide.
L’abbraccio, gli accarezzo i capelli lunghi, nerisismi
con i primi segni di tempo, bianchi.
Ricambia l’abbraccio e mi bacia piano le labbra.
– Benvenuto nell’al di qua, allora – gli rispondo io.
Ci fermiamo sotto l’acqua in mezzo alla piazza,
quella piazza dove solo i matti se ne stanno a parlare sotto
la pioggia senza cercare riparo.
Si passa così un’ora
fra la pioggia e il cielo, a cercare di restare per terra.
Non c’è paradiso per i disertori del sistema,
non c’è proprio paradiso per i profughi del cuore.
Se una sera passo con la mia zattera sotto casa tua,
scenderai Bea per salirci a bere un mojito?
Sì, ma solo se sol fai tu, col ghiaccio tritato
e la menta fresca, appena colta.
Bene, passerò domani sera allora col deltaplano.
Sì, ok, t’aspetto. Porto io i bicchieri.
liberamente tratto dalle cose che accadono
.
Spesso me lo chiedo
e lo chiedo a me che non ho risposte.
Cambio strada tutte le volte che
rischio d’incontrarmi per evitare le solite formalità
e quei dialoghi serrati, stretti, affilati come lame
diretti come treni nel cuore.
Come potrei mentirmi?
L’ultima volta che non ho cambiato strada
mi sono incontrata ed ho pianto.
Una corsa folle contro me stessa
una follia che non permette fughe
il crollo nelle braccia mutilate di Dio
La follia d’esistersi nonostante tutto
per non chiedersi mai un pò di tregua.
Il destino è dei folli,
di chi si schianta ogni giorno contro un muro
e trova sempre un maledetto motivo
per continuare a rialzarsi.
liberamente tratto dai pensieri
sta scoppiando un forte temporale
.
Abbiamo passato la notte ti tengo la mano io veglio
Ti sostengo con tutte le mie forze
Incido su una pietra la stella delle tue forze
Solchi profondi dove scaturirà la bontà del tuo corpo
Ascolto in me la tua intima voce la tua voce per gli altri
E rido ancora di quell’orgogliosa che tratti
Come una mendicante
Dei folli che rispetti degli ingenui in cui credi
E nella mia testa che a notte
Dolcemente s’accorda con la tua
Mi meraviglio della sconosciuta che diventi
Una sconosciuta che ti assomiglia e assomiglia
A tutto ciò che amo
Che sempre si rinnova.
Paul Eluard
liberamente tratto dalle poesie che Amo
.
Raccontarti l’attesa
è come portarti all’inferno.
Due giri di cordone intorno al cuore
dopo aver partorito l’idea del non ritorno.
Con quel cordone ora salto
nel dramma che m’hai insegnato
ad aspettarti come s’aspettano
le stagioni che non esistono più.
Poi con dovuta premura
mi parlerai della libertà e del rispetto
e della morale d’una nascosta codardia
Ti lascerò parlare come si lasciano parlare i vecchi
che non hanno più nemmeno futuro;
Ti ascolterò mentire alla tua stessa pelle.
Mi chiederai, come ogni volta se mai t’ho tradito.
Se amo qualcun’altro, in che occhi ora mi perdo
E lo chiedi sempre con un egoismo
che ti contraddistingue.
Se non risponderò agli appelli della tua malsana virilità
Se non ricucirò le mutande al cuore
non è perchè non porti le mutande.
E’ che ho perso il cuore
liberamente tratto dalle parole
.
Chiamami.
Sono rtimasta impigliata sul tuo ciliegio
deliberatamente dedicata a te
.
Avevo riordinato tutti gli scaffali,
i ripiani con antichi biglietti ormai scaduti
per i soliti viaggi con la data di ritorno fissata.
Una cuccetta in prima classe per riposare
un pò la delusione e un rimorso fresco come il pane.
Certi viaggi chiusi
non hanno il senso del viaggio
ne’ dell’abbandono
alle solitudini di paesaggi iriimediabilmente uguali.
Erano belli i viaggi in terza classe
col biglietto ancora da fare
destinazione sconosciuta per un nuovo folle Amore.
L’odore del legno e delle tende color fumo.
Incantevoli certi paesaggi sempre nuovi
neanche le piccole percorrenze non lasciavano
presagire la novità dell’addio.
L’addio ha in sè il dono del vissuto
di quel pianto che diluisce distanze
e amplifica il desiderio del ritorno.
I miei treni erano i treni persi
e le lunghe notti passata a cercare futuro
nel vuoto esistenziale di cui vantavo crediti.
I miei treni avevano l’odore del peccato,
condivisi nel piccolo bagno
fra una stazione e l’altra c’era anche il tempo per godere.
I miei treni,
odor di biancheria nuova e un desiderio
che sta per sbocciare, come un odore antico,
la malinconia.
I miei treni raccontavano la storia del mondo
nei volti della gente e respiravano
gli arrivi e le partenze.
Dei miei treni,
non ho mai avuto un controllore
solo una sbarra che di tanto in tanto
si alzava al cielo come un aquilone
e si passava veloci senza guardare
gli occhi di lui che in me esplodeva
ed io che nel suo cielo m’abbandonavo
Le mie stazioni
erano treni in salita con veloci e precarie discese
col folle desiderio di farsi male.
Le mie stazioni
le ripercorro tutte, nel cammino verso l’ascensione
come un aquilone senza più il filo
vola oltre ogni fermata e di tanto in tanto
echeggia il suono del motore.
I miei treni sono treni antichi
dove ancora si fumava
e si scrivevano sui vetri messaggi d’amore.
Alle stazioni ora passano
solo treni veloci
per un bagaglio poco ingombrante
d’antica destinazione
liberamente tratto dalle rotaie
.
Il gioco della rinascita
costringe a spiegare di nuovo la carta
per il gioco antico d’esistersi nonostante tutto
Descriversi sulla memoria i taccuini
d’un viaggio dentro.
Il più faticoso dei viaggi, contro il proprio vento.
C’è vento oggi che niente si muove
e l’aria è solo un pretesto per respirare.
Solo le lenuzola bianche s’asciugano al sole.
Il gioco della rinascita
ti costringe fuori dal gioco per due giri
poi si rientra col più debole
per continuare.
Ogni giro è più fatica, ogni giro è più dolore
senza nemmeno il vizio inutile della vittoria.
Quante volte ho rovesciato il mio tavolo da gioco
e quante volte sono scesa sotto al tavolo
per giochi più divertenti senza diritto d’esistenza.
Il gioco della rinascita
sono mille fiori recisi e un prato
che ancora sceglie di fiorire.
Essere oltre, fuori di sè
per guardarsi ancora camminare.
Correre senza luoghi dove andare
e piano
con le mani racchiuse in simulata preghiera
sotto al viso opposto al sole
con gli occhi chiusi, dove niente esiste
lì con la solita pessima condotta morale,
nuotarsi dentro e scegliere di volare
liberamente tratto dalle parole
.
Se le anime hanno odore
mi piace il tuo
da volerci stare dentro
come in un antico maglione blu.
E quando gioco sul tuo ramo duro
a raccogliere le stelle
fa’ che il maglione non rimanga
impigliato nei pensieri.
Ha un buon odore la tua anima.
Aiutami a scendere piano sulla tua bocca
poi con la dovuta premura
insegnami a non scappare più
scritto di nascosto nel silenzio
del tuo risveglio