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Dal diario dei miei giorni, respiro un’aria nuova,
non viziata, non viziosa, curiosa.
Sempre più forte, l’urgenza di piangere.
Sarei dovuta essere già a Imperia, ora.
Ero attesa per un’ora fa,
poi il mio carattere mi impedisce di subìre scelte altrui
con il lasciapassare sempre obliterato della mia solitudine
da cui non riesco a separarmi.
E’ un reato esistere, forse,
il mio esistere.
Il mio faro segue le onde, non la corrente.
S’illuminano i detriti sui miei fondali,
ogni volta che m’incrocio lo sguardo allo specchio.
Ho bevuto anche l’anima stanotte, piangendo.
Mi si vuole mandare su un palco che io non voglio.
Le mie parole nascono dal buio
e non meritano niente oltre la penombra.
Forse alla troppa luce, morirebbero.
O forse ne hanno solo paura.
Quando si è abituati a difendersi dai ceffoni,
una carezza, un gesto a cui non si è abituati,
potrebbe creare un’emozione così forte da morirne.
Girando per la rete, su vari blog,
ho trovato riferimenti a me.
Ringrazio Massimo che ha scritto di me
nella sua bellissima bottega dell’assenzio
(che non conoscevo, purtroppo)
Ringrazio Roberto, nuova conoscenza,
che mi ha dedicato un post sul suo blog
Ringrazio anche Remo che mi ha ricordata sul suo blog;
Ho ritrovato parole mie, scritte molto tempo fa
sul blog di Sil, oggi.
In questi giorni stanno arrivando
all’editore e a me, inviti per reading e serate di poesie.
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La poesia è il frutto che nasce
da piante apparentemente morte.
Ed è in questo il loro vero e unico miracolo.
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Domani sera sarò a Imperia
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liberamente tratto dalle emozioni