liquide amniotique

ma certaine solitude

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Il locale non è più fumoso come un tempo.
Amo i locali pieni di fumo in cui si aspirano le solitudini.
Amo la carta con le righe, dove poter appoggiare le parole.

Sono settimane che ogni tanto arrivano nella casella della posta
delle lettere scritte a mano per me.

Ferruccio fu il primo, tre anni fa a regalarmi la ritrovata emozione
di una lettera scritta appositamente per me, in cui il raccontarsi
aveva il fascino del tempo "speso" per l’altro.
L’odore della carta e dell’inchiostro sono una cosa ormai rara
da ricevere e da dare.
Ferruccio è oggi un caro Amico, molto più grande di me,
d’un paese del nord est italiano con cui divido piacevoli giornate di vino e parole.

Stamani mi sono concessa il lusso di sedermi
nella sala nascosta di un caffè a scrivere parole sulla carta
da spedire in busta chiusa a chi m’ha regalato la gioia dello stupore,
facendomele trovare in quella casella di posta che non porta alcun nome.

Da due anni non ricevo più nemmeno le buste delle utenze
da quando ho deciso di vivermi dentro che tutto quello che c’era fuori
non aveva più alcun senso.

Sono stati anni silenziosi, nonostante il lusso di un blog.
Sono giorni di luce solare, in cui i bioritmi del fisico non corrispondono
a quelli del tempo delle persone che portano un orologio.
Il mio cartier d’oro lo accantonai quando scelsi
che preferivo il calore di un raggio di sole.
Il mio tempo me lo dice solo il pc, collegato con un cavo esterno dalla finestra.

E’ la scelta d’una vita dentro, intima,
condivisa solo con le poche persone a cui ora ho concesso l’accesso.

C’è rumore fuori, intorno a una pazza che scrive parole,
che piange il liquido amniotico in cui si fa il bagno,
che con le docce fredde si rassodano le guance del cuore.

Chiusa la collezione di mont blanc col pennino d’oro in cassaforte
scrivo con semplici bic blu, le parole sulla carta.

Carta che lusso!
In India la carta è un bene prezioso perchè mancano gli alberi
e la legna che c’è viene usata per itnagliare mobili o farci le pile
per bruciarci, nel rito dei sette cicli vitali, il corpo del defunto.

La nudità non è pornografia.
Trovo molto più pornografica l’esibizione di una laurea ad honorem
in presunzione elevata a  judicem, nelle scelte altrui.

Tre lettere sono partite oggi
e una, a me molto cara l’ho trovata in cassetta.

Il postino ch’è un ragazzo intelligente sa che quella cassetta senza nome
senza carta, senza diritto d’esistenza è la mia.
Ogni tanto trova un caffè pagato al bar e senza dire niente,
mi lascia un foglietto bianco con su scritto "grazie Beatrice"

E non mi notifica mai, con alcuna ricevuta di ritorno
il mio sporco, inconsueto reato d’esistere

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Liberamente tratto dalla finestra socchiusa
e dal vento fra le tende