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Ti scrivo sempre
dall’atrio delle disgrazie,
perchè è lì che arriva,
come un foglio bianco,
un nuovo giorno.
Non pagine.
Giusto un foglio,
per non entrare nel panico
dell’esubero di tempo e spazio.
Con una mano raccolgo di me
fra la preziosità della polvere
– storia di anni e di un solo giorno –
un dente di ceramica viva
ancora macchiato di sangue.
Per sopravviverti
mi prendo a morsi la vita
aspettando che fiorisca
una nuova vanità
sull’assenza di orizzonti.
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trovato in una giornata senza inizio ne’ fine
fra le cose rotte di qualche tempo fa