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Fotografia di Szeike
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Si sarebbe ripromesso l’incontro
come nella lentezza delle giostre
quando finiscono la corsa.
Ma noi si era già d’altra epoca
come nati fuori dalla stagione
dei meli in fiore sotto la neve.
Si era due cavalli abituati solo a correre
su una pedana di cartone
costretti ad un simulacro di cielo
intravisto da una fessura breve.
Poi tutto si dissolse in un sorriso
come fosse stato un saluto breve
rimasto appeso per anni
come un’antica ragnatela.
Se mai fossi stato tu il ragno
avrei rammedato ogni nodo
in un crine di destriero
o in un possibile gioco di dita
per liberare almeno il vento.
Ma il destino dei malati d’Amore
è morire un po’ alla volta.
Ogni giorno
lentamente.
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Dopo giornate senza un minuto di sonno