Infine dove fanno il deserto,
Tacito / L'Impero ed i predatori del mondo
Infine dove fanno il deserto,
Il lascito del poeta di Bagheria
Non ti stancare di strappare spine,
di seminare all’acqua e al vento;
la storia non miete a giugno
non vendemmia a ottobre,
ha una sola stagione:
il tempo.
Ignazio Buttitta
(murale autografo in una stradina di Ustica – 1971)
( un articolo di Leonardo Sciascia qui )
A te, viva
Quando contemplo il tuo corpo disteso come un fiume che non cessa mai di passare, come un limpido specchio dove cantano uccelli e dà gioia sentire il giorno come albeggia.
Quando guardo i tuoi occhi, profonda morte o vita che mi chiama, canzone da un profondo che sospetto; o vedo la tua forma, la tua fronte serena, pietra lucente ove i miei baci brillano, come rocce che specchiano un sole che non cala.
Quando accosto il mio labbro a quell'incerta musica, al rumore di quanto è sempre giovane, dell'ardore terrestre che canta in mezzo al verde, umido corpo in perpetuo trascorrere come amore felice che va e torna…
Sotto di me sento il mondo girare, girare lieve con virtù eterna di stella, con generosità lieta di astro che non chiede neppure un mare ove riflettersi.
Tutto è sorpresa.Il mondo scintillante sente che un mare a un tratto è la tremulo, nudo, che è quel petto avido,febbrile, che chiede solo il brillio della luce.
La creazione fulge.Resa quieta la gioia passa come un piacere che non tocca il suo colmo, come fulminea ascensione d'amore dove il vento circonda le fronti più cieche.
Contemplare il tuo corpo alla tua sola luce, con la vicina musica che concerta gli uccelli, le acque, il bosco, il palpito in catene
di questo mondo pieno che sento sulle labbra.
*l’autore e’ un tale Bruno Kempel
Il primo libro che lessi d’un fiato, senza capirlo a fondo ma indovinando quello che non sapevo, si chiamava Anna. Era un libro di carne e ossa le cui pagine erano dita e labbra e caverne e montagne che insegnavano lezioni imperiture. Non fui io a sceglierlo ma al contrario.
Dalla prefazione alla fine era una pura lezione di vita. Ogni frase pronunciata dalle sue dita accaponava la pelle in tutti i miei sensi ed ogni paragrafo quasi sempre finiva in un sospiro di allegria. Ogni capitolo era un invito irrinunciabile a visitare il prossimo, e cosi’ fino a svenire di tanto leggere ed esser letto.
Credo che ad Anna la lessi tutti i pomeriggi dei miei 13 anni, mentre le colombe ci spiavano dalla finestra del balcone, probabilmente tentando di imparare a leggere come facevamo noi.
Oggi, si oggi, dopo tanti anni, lustri, decenni, frasi , paragrafi e capitoli protagonizzati da me in lungo e in largo della mia vita, so che nei non pochi libri che ho letto e leggo da allora, sempre ho cercato e cerco tra le gambe delle sue righe, tra le frasi dei suoi muscoli, tra i capitoli dei suoi seni, tra la conclusione del suo bacino, la prima Anna che lessi in prosa e versi e capii senza parole. Debbo riconoscere che poche volte l’ho trovata.
Dev’essere per questo che tutti i libri per me sono uno solo, anche se tradotto nel linguaggio di ognuna delle sue autrici. Tutte le mutande mi insegnano la stessa ripetuta lezione, e tutte le volte che leggo e capisco mi sento come se avessi tredici aprili in fiore e fossi io l’autore del libro.
El primer libro que leí de punta a punta sin haber llegado a entenderlo a fondo pero adivinando lo que no sabía, se llamaba Ana. Era un libro de carne y hueso y cuyas páginas eran dedos y labios y cavernas y montañas que enseñaban lecciones imperecederas. No fui yo quien lo eligió, sino todo lo contrario.
Desde el prólogo y hasta el punto final era un puro aprender a vivir. Cada frase pronunciada por sus dedos provocaba piel de gallina en todos mis sentidos, y cada párrafo casi siempre terminaba en un suspiro de alegría. Cada capítulo era una invitación irrechazable a visitar el siguiente, y así hasta desmayar de tanto leer y ser leído.
Creo que a Ana la leí todas las tardes de mis trece años, mientras las palomas nos espiaban por la ventana del balcón, probablemente intentando aprender a leer como nosotros lo hacíamos.
Hoy, sí, hoy, después de tantos años, lustros, décadas, frases, párrafos y capítulos protagonizados por mí a lo largo y a lo ancho de la vida, sé que en los no pocos libros que leí y leo desde entonces, siempre buscaba y busco entre las piernas de sus renglones, entre las frases de sus muslos, entre los capítulos de sus senos, entre la moraleja de sus pelvis, a la primera Ana que leí en prosa y verso y entendí sin más palabras. Debo reconocer que pocas veces la encontré.
Debe ser por eso que todos los libros para mi son uno solo, aunque siempre traducido al lenguaje de cada una de sus autoras. Todas las entrepiernas me enseñan la misma y repetida lección, y todas las veces que leo y entiendo, me siento como si tuviera trece abriles en flor y fuera yo el autor del libro.
(omaggio alla mutanda di Die)
Una donna nuda e al buio
ha un chiarore che ci illumina
in modo che se succede uno sconforto
un black-out o una notte senza luna
e’ conveniente e persino imprescindibile
tenere vicino una donna nuda.
Una donna nuda e al buio
genera uno splendore che da’ fiducia
e allora segna festa il calendario
vibrano negli angoli le ragnatele
e gli occhi felici e felini
guardano e non si stancano di guardare.
Una donna nuda e al buio
e’ una vocazione per le mani
per le labbra quasi un destino
e per il cuore uno sperpero
una donna nuda e’ un enigma
e sempre e’ una festa decifrarlo.
Una donna nuda e al buio
genera una propria luce e ci accende,
il soffitto si trasforma in cielo
ed e’ una gloria non essere innocente
una donna voluta o intravista
sconfigge per una volta la morte.
Mario Benedetti (Uruguay)