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Quante volte sono caduta
guardandoti,
nel lago dello specchio
e lì nuotare come fossi il cigno
che sogna ancora di volare.
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Le ombre fanno compagnia
alle giornate brevi
che ospitano di giorno in giorno
tutti i miei giorni,
fino all’inizio della sera.
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Capire certi discorsi
è come capire l’amore,
giustificare la morte,
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o semplicemente legare ad una parola
un poeta.
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Trovato mentre preparavo lasagne
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Ho raccolto la tenerezza
molto prima dell’atteraggio.
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Ricordi quando mamma
dava i suoi pochi consigli
e diceva, ‘ama ma non troppo
e se sarà troppo fa’ che non ci sia ritorno?’
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Certi errori si scrivono sulla pelle
e rimagono come cicatrici
fra le radici della terra e le stelle.
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Fuori misura
cresce nel deserto l’anima
e nel dopo ricorderemo
che anche un mutilato un giorno
ha avuto un paio d’ali per il grande volo
e ha avuto stelle braille
quand’era cieco.
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Che sotto a quel silenzio d’infinito
si muove fra le pieghe dei discorsi,
come a richiamare vita,
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composto come il dolore,
il rumore di un ruscello.
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trovato fra le varie infornate di panini di tutti i tipi.
al momento panini alle noci e alloro, in forno.
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Arriverà quel giorno
in cui anche le nuvole
pascoleranno e correranno controvento.
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Il fiume disseterà la terra
e io sarò dove mi cercherai,
ad aspettarti.
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Volano alti certi piccoli sogni,
disegnano linee rette
nell’infinito lontano,
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mentre raggiunge il sogno di qualcuno
un aereoplano.
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rovistando fra i sogni
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Fu proprio mentre morivo
che le braccia diventarono
un bel paio d’ali rosse
abilitate solo alle parole e agli abbracci.
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Diventai un’anima racchiusa in un corpo
che volava e vola
fra la vite e il melo in cerca di cielo.
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Diventai la neve d’inverno
che respira silenzio
e lì trova quiete e senso anche la distanza.
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Mi commuove raccogliere
mentre cado dal volo
in una vertigine che dà solo l’amore,
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i fiori recisi.
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trovato nella profonda stanchezza
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Ricordi le volte che insieme abbiamo sognato?
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Ho sempre quel destino in prova,
sul letto disfatto.
Ogni giorno dico che lo cambierò,
ma ormai mi calza bene
anche quella scucitura sul cuore.
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Fra le pieghe del giorno,
in ogni solitudine che mi affianca,
io vedo il tuo ritratto.
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Una smorfia fatta allo specchio,
precede tutta la fatica del giorno
e accendo la vita con fare distratto.
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Inspiro maledizioni
e respiro il catrame che riscalda il sole
anche in un camino spento.
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Se solo tu sapessi
quanto parlano le cose inanimate,
la memoria che cerca i giorni felici,
in luoghi e gesti quotidiani.
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Anche i vicini
si sono accorti che parlo sola
e si affacciano dalle loro curiosità,
chiedendomi in un italiano incerto…
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come stai oggi, signora?
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trovato nelle cose di vita quotidiana
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Un’accozzaglia di rimandi
fino al prossimo volo
e prima di farmi di nuovo male
potrò respirare la grandezza del cielo.
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Sentire gli angoli delle stelle
conficcarsi nel cuore
e poi, sopra una coperta di terra
lasciarmi ricadere
come fossi anch’io del cielo
un anonimo fiocco di neve.
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Scivolano fra i giorni,
stagioni di glicine, begonie e ginepri
come perle di giorni
d’una collana troppo breve
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e non aver ancora ben chiaro
quale collo di vita
avrebbero dovuto adornare.
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decisamente inquieta oggi.
frugando nei pensieri, pensando ai voli.
cristo, ho finito i cerotti!
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Occupo la stanza numero quaranta
che ha una finestra aperta su tutte le precedenti.
Da lì vedo tutti i treni che sono partiti
senza conoscere le destinazioni.
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S’intravedono solo
le finestre dei palazzi vicini,
con le luci accese.
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Qualcuna si spenge solo all’alba,
senza aspettare l’odore del pane
per le strade d’inverno.
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Si muove con pudore
solo il rumore che fà il silenzio
senza svegliare il desiderio.
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All’alba chiude bottega anche il vinaio,
legge prima di entrare nel suo destino
le ultime notizie sui giornali.
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Fischietta da sempre un motivo ancora da musicare
che sono le madonne appese alle attese
coperte da fiori di bestemmie.
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Apre l’uscio di casa, sale le scale,
accenna un saluto alla sua ombra,
si siede a vedere sparire nel chiaro del giorno
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le ultime stelle.
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trovato guardando fuori.
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Assorbita dalla vita,
torno nella forma dell’aria
per essere del vento che ti schiaffeggia,
il destino della carezza.
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Fà un rumore strano
la solitudine quando apre
quello che mai è stato chiuso.
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Odori d’abete sparsi per casa.
calzini gettati negli angoli nascosti
perchè nessuno trovi
il calcagno consumato dalle corse.
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Un po’ di polvere è lì,
dove gli occhi stanno nell’abbraccio.
solo una lastra di vetro,
divide la vita dal vissuto.
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Scoppietta fra gli alari
il volo di chi non è mai partito.
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Anche le rondini
tornano dopo l’inverno,
sempre nel loro nido.
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trovato fra due dita di fuliggine
e il cielo.
anche il fuoco cerca una via d’uscita
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Con una frase fuori posto,
nulla più trova il suo giusto spazio
e la vita rientra
con un chiedersi dov’è che
che inizia il viaggio.
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Tante volte siamo partiti
senza rincasare mai dalla stessa porta.
Anche le partenze per la stessa direzione
sono state su binari e in periodi diversi.
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Piccoli oggetti scaramantici
raccontano alcune tappe del viaggio.
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Raccontano che abbiamo visitato gli stessi posti,
dimenticando i biglietti scaduti per nuove partenze
sui tavolini delle illusioni.
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Dimmi dov’è quel braccio forte
intorno al centro della vita
per urlare appartenenza.
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Ho lasciato al destino la mia vita
come mancia.
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trovato cercando per casa
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Allora afferrami
come fossi una vita in volo,
con il delirio dell’animale morente
e l’apertura alare di chi raspa solitudini
in cerca di cielo.
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Afferrami e sii per me il legno
che brucia nel mio essere vacuità
lontana un palmo di vita dal tuo naso.
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Brucia l’aria
e avrebbe senso se tu diventassi il fuoco
che scalda, brucia, distrugge
anche un cuore ignifugo.
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Di tutti i miei deliri
sono l’ombra che mi vola addosso
e in me ti cerco
dove nulla nenache se ucciso, muore.
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Nel fuori
dove tutto apparentemente esiste
infferrabile come siepi d’aria
e più vivo dell’acqua
sei ancora troppo lontano.
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trovato da qualche parte
in uno stato di esistenza incosciente