toucher

nue

.

Mi sono baciata.
Dentro ogni pensiero, ho ingoiato
l’odore della Tua mano.

Dita sulle labbra
prima di arrivare nell’infinito.
Dita sul cuore
per tracciare la linea astratta del destino.

Allungata la mano nel barattolo
nascosto dei peccati

ho trovato tutto
tranne Te

.
(musica: Leonard Cohen – Dance me to the end of love)

.
Liberamente tratto dalla finestra aperta

guérir

entrer

.

Recuperata dai Tuoi occhi,
la mia capacità di guardare,
T’osservo perderTi nelle mie parole
ed è il più dolce degli incontri,
di noi,  senza la necessità di dichiarare l’evidenza alla voce.

L’Amore è una carezza che gli occhi lucidi
danno senza pudore, al cuore.

Il mio Ti è familiare
come una cucina in disordine,
come un letto da disfare
nelle capriole delle foglie baciate dal vento.

Potrebbrero mai le parole tradurre il Tuo sguardo?
Quella tenerezza che mi sfoglia
ogni nascosta nudità,
che nella morbidezza dell’abbraccio
erige ogni senso
fino al bacio degli angeli
incapaci di pregare le preghiere dei fedeli.

E’ il nostro più feroce peccato
essere nati angeli senz’ali
stremati dalla fatica
di risalire, scalando senza corde

le pareti senza appigli
dell’inferno

.
Liberamente dedicata all’uomo che parla la cuore
senza il rumore della voce

devenir

Giacomo, tout mon Coeur

.

Destinato a sopportare tutte le mie incapacità,
generoso come un melo selvatico
accogli con dolcezza,
le mie lacrime sulle Tue giovani radici.

Mele grandi, come abbracci spalancati sul destino,
intravedono nelle mie ombre,
la luce chiara degli occhi.

Il dolce esisterci è la risacca del melo,
la corsa nei prati che curi
mentre mi ferisco con le rose rosse seccate al sole.

E’ il ruscello che ci vive nello sguardo,
acqua fresca di montagna per la nostra lontana valle.

E’ nella rincorsa delle nuvole
la scoperta del sole.
Un arcobaleno ricorda che esistono da qualche parte, i colori.

Se ancora mi s’accende il cuore ogni mattina
è perchè Tu l’aspetti ogni giorno
per salirci su, in quella strana destinazione
che ancora, col cuore masticato come un filo d’erba,
col silenzio della voce, riusciamo a chiamare

Vita

.
(musica: Roberto Vecchioni – Dentro gli occhi)

.
Liberamente tratto dalla Preziosità dell’Appartenenza
e dall’ossigendo del cuore

motte

enfance

.

C’è sempre un pensiero che si fa strada
nella terra incolta del destino;
così  l’aratro stanco,
prepara per nuove cadute, la nuova terra.

Se solo avessi imparato a cadere
piuttosto che a camminare
forse ora correrei.

Correrei con gli occhi e col cuore
tutte le terre colte e incolte
per diventare il seme della
Tua terra, e il cielo piovoso che T’accoglie,

per diventare di tutte le mie cadute
inciampandoTi dentro,
senza alcuna voglia d’uscire,

seme e terra
del mio destino

.
(musica: Leonard Cohen – If it be your will)

.
liberamente tratto dal giardino incolto
del mio destino

lueur

lueur

.

C’è una luce sempre viva
negli occhi di chi ha subìto la sconfitta.

E’ la calda luce
che non illunimerà mai chi si sente vincitore
e brilla, di luce riflessa
illuminato, dagli occhi che piangono.

Nella legge sacra delle lacrime,
i lampioni non illuminano
le ombre.

.
Liberamente tratto dalla luce negli occhi

confier

confier

.

Mi ricorderai la dolcezza d’un bacio?
Di quelli in cui mi scrivevi l’appartenenza
che io, nel buio dei Tuoi occhi, leggevo.

Pagine senza parole hanno scritto di noi
la più divina delle commedie.

La bocca si scuce ancora in sillabe
l’irrinunciabile vizio d’Amare.

Le stanze ricordano alle labbra
il sapore di giorni spesi
nel miglior dei modi,

non perchè fossero spesi:
perchè c’eri Tu.

Nascosto fra le lenzuola,
s’addormenta sulla mia bocca
il sapore rubato delle Tue labbra

.
Liberamente tratto dall’Amore

port

fragile

.

Dalle Tue mani schiuse dei miei voli
torna a germogliare nel buio della notte,
il dolce sorriso della luna.

Avrei perso tutto, tranne l’Amore.
Avrei urlato le mie parole mute
di cui Tu raccogli, anche frammentato,  l’eco.

L’autismo d’Amore
è il mio porto naturale
dove approda, giunta dall’infinito,
la Tua nave

.
Liberamente tratto dalla bassa marea

joies

appartenance

.

Dalla sala illuminata alla sola luce delle candele
arrivano curiose le domande.

La voce che dà voce a ogni mio oggi
rompe il curioso silenzio:

– Mamma, ma se ti dico utero tu a cosa pensi?
– Ovvio Giacomo. Penso a te!
– No, pensaci bene, mamma.
– Ah! Penso a Gina, Elvio e Alessandro.

Ripercorro la malattia, il vuoto,
cerco nella memoria,
un paracadute che mi plani su un ciliegio in fiore.

– "Dio che bello sarebbe poter tornare in utero
almeno un mese l’anno. Mentre tutti vanno in ferie,
poter dire: "ciao a tutti, vado in utero per un mese
poi magari, torno".

La sala curiosa improvvisa una risata,
Pino mi prende per mano,
Giacomo mi guarda con dolcezza
e mamma, seduta fra la gente, piange…

.
Liberamente tratto dalla presentazione del libro
il 10 novembre u.s. – Borgo San Lorenzo (FI)