agneau

couple

.

Parole ingoiate nel silenzio del respiro
senza ascoltare la voce bugiarda di Dio.
m’Amo Amando, s
enza chiedere niente
che non sia Amare.

Un fremito contrae il cuore
il tremito, contrae il sangue nella carne
e a Te, io mi porgo in ogni Tuo banchetto,
come Tua agnella.

Sotto spirito rimane immortale
anche il cuore;
il mio è un condotto lungo, senza uscita,
in cui si aprono i labirinti
e una tenerezza antica come il mare.

Una croce di sangue disegnata sulla mia fronte
col mio inchiostro di donna,
m’innalza al dolore eterno d’essere in ogni Tuo respiro
sacrificio della Tua ressurrezione.

.
Liberamente tratto dall’inguine
che urla il Tuo nome

prière

prière

.

Ogni volta che sfoglio i pensieri nascosti,
quelli impercettibili anche all’archivio della memoria
arriva forte l’odore dell’incompiuto.

Latte e cenere
fra le zolle rimosse della terra.

Una mano percorre le strade senza destino
fino all’incrocio delle labbra,
dove ancora nascono fiori selvatici di parole.

Senza dire niente,
senza osservare il corpo scivolare fra mani d’altri
senza nemmeno più la capacità di cadere

emerge dal basso dell’esistersi,
 come richiamata dal tempo,
seme trascinato dai sospiri delle coincidenze
sempre fuori binario,

la vita

.
Liberamente tratto dal vento
e dalle fragole nate senza innesto su un melo

s'étonner

s'étonner

.

La dolcezza dello stupore
è una carezza che arriva improvvisa
in un giorno di quasi pioggia.
E’ l’urlo senza voce di chi chiede aiuto
svuotandosi le corde vocali bagnate di lacrime.

Racconta di una solitudine vissuta nell’assenza
tracciandomi con il dito piccolo, morbido
i lineamenti di donna,
e guardandomi, mi chiede Amore.

No, non l’Amore che si consuma,
quello Sacro che chiede prestiti alla fatica
per un altro grande salto nel futuro.

Racconta con un azzardato sorriso
di una intossicazione da solitudine e mi porge
come se io fossi l’altare del suo offertorio
pasticche e gocce d’un falso amore.

Una corsa lenta di braccia
e di bracconieri sempre pronti a sparare alle nuvole.
Improvvisa la pioggia del cuore
annaffia il mio calendario importante
ch’è lei, ora,
che vuole con me, imparare a non morire.

Ho maledetto la mia bocca per aver bevuto troppo fiele
e benedetto la mia maledizione
per darmi sempre, alle fauci dell’amore.

M’ha consegnato la vita, dandomi
in custodia tutte le pillole di cui più sarei capace,
m’ha consegnato nelle mani, tutta la sua disperazione

Speranza, quegli occhi piccoli, scuri,
d’un emiliano stretto come la mia figa
d’un temporale senza pioggia
che porta l’odore della tenerezza.

E lei che se n’è andata
per tornare in quest’utero sempre in affitto
per un pugno di parole
che m’affogano di lacrime nello stomaco
per imparare a deglutire il male d’altri
e non sopportare, seppur carica di dolori

mai più
tutto il peso del mio

.
Dalle lacrime, dalla paura di volare,
dalla fatica di Esserci, dall’Amicizia.
Stronza, ti voglio bene
.

cueillir

cueillir

.

L’anima coglie lo spavento del melo
generando così il frutto.

Di peccati si lavano i giorni
senza sognare troppo la notte,
senza guardare le ombre delle foglie
Amate con naturale dolcezza, dal vento.

Delle ombre, avrei colto il nero,
più nero dei Tuoi occhi
il mio inchiostro che porta il Tuo odore.

D’antico ancora si risveglia l’anima
che conosce Amore
e che non archivia alcun giorno di dimenticanza.

Se l’anima è innamorata
non esistono stagioni senza frutto.

La mia è nel Tuo grembo paterno,
l’indicibile parola
di chi attaccato a un muro, scrive di nascosto un nome,
sfoglia ricordi come staccati con premura dal vento.

Sul Tuo ramo duro di me fiorito,
ancora io canto una canzone

.
Liberamente tratto dal melo e dal peccato
e dalla dolcezza dell’Amore

pécher

nue

.

Si ferisce la notte,
ricoperti di neve, gli occhi lavano del cielo,
gli sguardi delle stelle.

Una coperta sbiadita sull’intima solitudine di Dio
che invece di contare le pecore
ne fa maglioni con le maglie del tempo
per incatenare al mio inguine,

il peccato degli angeli

.
Liberamente tratto dalle tarme del tempo
e dall’odore di canfora

retour

retour

.

Doppia mandata per tornare nella casa
dalle finestre aperte anche durante la notte.

La valigia dei miei viaggi è
quello che riporto a casa nel cuore
senza l’esigenza di dover disfare i ricordi.

Un solo incontro di poesia effettiva,
tante poesie vissute con chi c’era.

Quando posso, quando mi è permesso, evito di andare in hotel.
Ho passato molti dei miei anni – anche recenti – in alberghi.
Mi fa tenerezza ricevere un buongiorno in una casa
o trovare magari pronto un caffè per me,
o sentirmi chiedere un semplice "come stai?".

Mi commuove sapere che sotto casa qualcuno m’aspetta
e mi stupisce di me, il permettermi di uscire dalle mie nebbie
per perdermi nelle nebbie di città che nascondono tesori preziosi:
le Persone.

Il piemonte di persone semplici
e di spazio dedicatomi per le strane strade delle coincidenze
sulle testate giornalistiche di Vercelli,
in giorni diversi, stupendomi, lasciandomi stupire.

Quando faccio serate o incontri di poesia,
io non amo molto leggere o interpretare quello che scrivo
perchè se solo dovessi parlare per come sento,
quasi sicuramente la morsa dell’emozione mi distruggerebbe
fino a portarmi laddove l’intimità della parola
ha le potenzialità di diventarmi ancora, forma di dolore.

Preferisco, quando posso, quando mi è concesso,
affidare a chi c’è, le mie parole.
Io, preferisco non leggere le parole scritte
ma fare nuove parole, frugando dentro il mio vuoto.

Acquistano una incredibile dolcezza,
lette da cuori d’altri.
E’ l’ora in cui mi siedo sulle sponde dei miei occhi
a pescare l’infinita commozione che mi dà.

Vercelli è stato incontro con persone
che conoscevo solo per parola scritta
e che ho avuto la Fortuna di poter cooscere
davanti a un paio di birre a doppio malto per più sere.

Michele, Remo, Francesca, Tamara.

***

Poi di nuovo la regione che un pò mi ha adottata: la liguria.
La liguria che sa tacere le onde del mare
per dare spazio all’odore di probabili tenerezze.
Mani antiche che sanno di buono e calma che si fa strada
nelle mie camminate in salita.
L’editore che m’ha chiesto di rilasciare una intervista che ho preferito
rimandare a un non so quando per telefono
preferendo Maria Vittoria, Roberto, Elisabetta alla troppa confusione.

***

Genova per respirare i miei errori di gioventù
e per respirare ancora nuovi abbracci e le strade di Faber.
Ci siamo fermati a lungo con Carlo nel negozio di Gianni Tassio
a parlare con la signora Daniela.

Una chiacchierata breve, quanto basta per capirsi
senza abusare delle parole.
Una sua richiesta s’è fatta dono, lì nell’odore di Faber
ed io le ho promesso che qualcosa farò.

Per Faber se posso, se ne sarò capace
inciampando sulla mia coda d’inchiostro,

lo farò,

.
Liberamente tratto dalle cose meravigliose
che regalano le Parole

branche

Immagine possibile:
una bambina impigliata
su un ciliegio in fiore

.

.

Stanotte T’ho scritto.
T’ho scritto mentre dormivi
le mie inquietudini.

T’ho scritto su un libro vuoto
che riceverai al risveglio.

Non una parola in copertina,
non un’immagine.

Nascoste fra le pagine vuote
il Nostro segreto.

E’ bello avere un segreto d’oro
da nascondere.
E’ come giocare a nascondino con la vita
e stupirsi ogni mattina, del risveglio.

Impigliata al Tuo ramo,
nascosta dalle lenzuola di lino,
stanotte hai scritto,
con l’inchiostro del mio inguine
la più bella delle Poesie

.
Liberamente tratto dai segreti
da custodire

reponse

immagine possibile:
foglie di donna
in un bosco di pellicce

.

***

"A chi mi chiede
quanti amori ho avuto
io rispondo di guardare
nei boschi per vedere
in quante tagliole è rimasto
il mio pelo"

.
(Fuga di volpe)
Alda Merini

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Liberamente tratto da "Il maglio del poeta – Manni Editore"

periphrase

aller

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Mancherò qualche giorno;
Stasera sarò a Vercelli, poi Torino
e di nuovo in Liguria.

Dovrei, salvo imprevisti essere di ritorno
i primi giorni della prossima settimana.

I fiori li ho dati tutti a mamma.
Sia i mazzi di fiori ricevuti in questi giorni,
sia la pianta di ciclamino rosa.

"Curali te, mamma, per le nostre donne".
Non credo abbia capito. Però ha abbozzato un sorriso.

Mi ha confessato di aver letto il libro tutto in una sera,
la prima sera che gliene portai una copia
e di non aver praticamente capito un cazzo.
Però me l’ha detto con dolcezza
e io l’ho perdonata.

Da quando ho pubblicato il libro
ritaglia da ogni giornale che trova, articoli e poesie.
Mi aggiorna su tutte le novità letterarie,
non risparmiandomi Vespa che m’ha fottuto persino la vetrina qui.

Sta perdendo la memoria.
Io perdo le cose, dimenticando dove le metto.
Ultimamente mi dimentico anche dove sto andando
e chiamo Gina che mi da le coordinate sulle mie destinazioni.

Giorni fa entrai in tabaccheria e chiesi alla signorina:
"Senti, scusa, le sigarette le ho, la ricarica al cellulare pure, sai cosa volevo qui?"
Mi guardò ridendo, dicendomi qualcosa che ho dimenticato.
Uscii e mi ricordai, non trovandolo in borsa, che volevo un accendino.

Arancione

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Per chi volesse passare o scrivere sui muri di
Via Pier Paolo Pasolini
può chiedere a lei

Ciao, a presto.
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Assenza non è dimenticanza