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Vedi Ti, qui va tutto come sempre,
per non raccontarti che va un pò peggio.
In un anno, sono cresciute sempre le rose
e le spine più dei petali adornano giardini e silenzi.
Berlusconi c’è sempre e pensa,
c’è sempre Andreotti a svendere satira
come fosse cosa intelligente,
nei salotti di chi ha poco da raccontarsi.
L’abete ora supera i cinque metri d’altezza
e io non conto più i miei bei capelli bianchi;
chissà come staresti te coi capelli bianchi
sui tuoi occhi chiari, così chiari da fare male.
Non sono mai più venuta a cambiarti i fiori
ma ogni giorno te ne regalo nel cuore, di nuovi,
come vent’anni fa, noi, nei campi d’estate.
Era bello allora, immaginarsi una libertà
in un tuffo in un lago d’estate
mentre i guardiani ci ripetevano di non peccare.
Ero la più giovane, io, la più irrequieta
e m’innamoravo ogni giorno di un qualche sole
quando spuntava la luna.
Ci era vietato eccitarci
ma noi lo facevamo di nascosto,
scrivendoci biglietti di tenerezza,
lasciati scivolare sotto un pensiero,
dietro uno sguardo innocente, sempre arrivavano.
Erano gli aereoplani per i nostri voli,
nel cielo che è sempre uguale, Ti.
Cambiano le mani, le gesta
e ogni volta che ripercorro via Pisana
al nostro ultimo incontro, Ti,
l’ultimo abbraccio,
l’ultimo "ciao come va?"
l’ultimo arrivederci…
Non è ancora tempo per me, Ti,
dimmi almeno,
in un soffio di natura,
lì, in questa feroce Assenza,
Tu come stai?
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Dal dolore delle Assenze