mon jardin

mon coeur

.

La dolcezza di un pensiero
mi fa compagnia dietro le tende
e oltre il visibile, al di là dei Tuoi infranti occhi.

I miei sono anni che non vedono più
e Tu sei l’ultimo fiore colto
con il desiderio inguaribile dell’Amore.

A che servono gli occhi
se a noi basta quello che vede l’anima?

Non siamo mai stati grandi osservatori
tant’eravamo persi nella Felicità.

Le Tue parole rincorrono i silenzi,
le mie mani si confondono a una carezza.

E non c’è cielo più bello
del Tuo plumbeo, offuscato,
dove ancora c’è il coraggio d’un arcobaleno
che mai riconoscerai
tanta polvere Ti costringi a mangiare
ogni volta che mi strappi di nascosto col cuore,
fra la terra e la polvere,

un fiore

liberamente tratto dalla tasca nascosta del cuore

voilà

San papier - reato d'esistenza di una buona a nulla

fotografia di Deborah Marini per la copertina di "Sans papier"

.

Ecco!

Me le sono tolte dalle mie mani
per lasciarle andare sulla carta.

Sono partite insieme, allineate, le mie parole,
per diventare libro.

E’ stato come vedere il proprio figlio che va il primo giorno all’asilo.
Una morsa dentro stringe qualcosa
e ti chiedi che scale prenderà, in quali dove andrà.
Se troverà casa o rifugio.
Ma ovunque andrà sarà a casa sua.

Fanno strane capriole le parole
dal momento del concepimento al momento dello svezzamento.
Per poi sempre tornare nella sorgente
che ognuno ha, anche sconosciuta, dentro sé
trovate magari per caso su un gradino
del proprio passare.

Spero vivamente non venga ritoccato
che non si sa mai cosa decidono poi i Signori della Parola.

io l’ho lavato a mano, in una bacinella di latta
come si lavano i bambini sporchi di terra
che vivono le radici delle campagne.

Le fotografie del libro sono
di Deborah Marini e di Elvio Cecchi

Prefazione di Pino Roveredo, Scrittore, Premio Campiello 2005
Prefazione di Giovanni Coukhadarian, Critico Letterario

Quaranta poesie  in italiano
Due poesie di Giacomo
Tredici poesie in lingua tedesca.

Una poesia nascosta, in italiano.

Mi fa uno strano effetto, chiamare le mie cose, poesie.
Prima di partire il libro m’ha detto di dire
che ha una sua email personale.
Ha un bel caratterino!
Non gli bastava d’avere unblog tutto suo!!!

la sua mail è
sanspapier@gmail.com

Tutte le cose che lo riguardano sono sul suo blog.
Siamo stati invitati in diversi luoghi d’Italia
dove tenteremo di essere all’altezza
di qualcosa simile alla Poesia.
il calendario sarà presto presente sul suo blog

Ora credo d’aver bisogno di farmi una doccia
e di bere un caffè,
.

poi torno.

liberamente tratto dalle cose che accadono

nudité

prière

.

Il tempio abbandonato della vita
si consacra negli strappi dell’anima.

Agnello sacrificale
nella parola si celebra
il miracolo della Resurrezione.

Ogni veste nasconde un peccato,
ogni sguardo misura la nudità.
I seni si commuovono sotto i Tuoi occhi distanti
le mani s’intrecciano,
 come in una disperata preghiera.

Cristo
non fu mai così vivo
come in croce 

liberamente tratto dalle mani

écho

.

problema nel caricare le immagini:
qui mi hanno censurato le tette

….

.

.

Una telefonata improvvisa
mi richiama al dovere della presenza.

Improvvisa, oltre l’egoismo
a supplire mesi di silenzi non condivisi.

Ascoltami. Lo sai solo te.
Lo saprai solo te.

Metto da parte i miei fogli,
la mia fretta di concludere la partenza
di spazi e virgole  fra sondabili emozioni.

I segreti più grandi si dicono per strada
dove non rimangono imprigionati
e dove la libertà di parlare
è il sorriso aperto e vivo di una donna.

Si scusa per l’assenza.
Si scusa per aver ceduto al piacere
di liberarsi d’un uomo e amarne nella carne,
per una sola notte, un’ altro.

L’ascolto dalla fretta delle mie cose da fare
e mi trovo terribilmente egoista, così uguale
all’uomo che per una notte non l’ha amata.

E’ bellissima.
Ha una morbidezza nelle sue forme timide
intimorite dall’ultimo diluvio nel suo paradiso.
Il sole le illumina la delusione
che quasi le viene voglia di piangere
come una forte pioggia
prima dell’attesa del temporale

Le mele bagnate
hanno il sapore delle perle
e parole che fanno eco
nella solitudine d’una Donna.

Non m’ha chiesto niente. Neanche come sto.
Però m’ha affogato nel sale del suo mare.
Era salato e non pensava mentre
nemmeno mi guardava.

La guardo dal tanto tempo
che ho deciso di avere per lei, nonostante le mie  cose da fare
che non vorrei mai darle l’egoismo d’un uomo.

E ora come stai?
Le chiedo.

.

Ho un altro grande vuoto da riempire, ora.

tratto dalle ferite di una donna

vide

cerise

.

Abbiamo peccato lo stupore
senza dirci niente nella congiunzione naturale
dei Nostri spazi.

Vuoti a perdere nella resa del destino,
non ci scriveremo niente
che di parole riempiamo ogni mancanza.

Una dimenticanza ha fatto sì
che il Tuo ultimo libro rimanesse sui miei seni, oggi.
L’ho sfogliato con la stessa sete che ho di Te.

Mi sono soffermata sulla pagina iniziale della dedica
dove avrei potuto ritrovare un dolore;
ho iniziato a corrermi dentro
con il gusto dei Tuoi due forti, contraddittori Sapori.

Non vuoi mai parlare di Parole.
"Mi frega un cazzo Bea dei miei libri. Preferisco te."
.

Allora piano, sfogliami piano
e non smettere mai di leggermi,
proprio lì in quella Tua dedica

se ancora non l’hai capito,
ci sono io.
.

Liberamente sfogliato dalle Emozioni

illetré

solitude

.

Ho colto le Tue parole
nell’eden del Tuo esistermi
come fosse di Noi,
eccesso e mai abuso d’esistenza.

L’Amore è la lettura
di una capacità d’Amare
ne esce dai Tuoi occhi, non tanto la forma appannata
di un giorno ritrovato nei ricordi
o una parola scivolata ridendo,
nella proiezione dell’Amore.

E siamo un pò autistici
e un pò bambini
che ci si commuove ancora
se si rincorre la luna,
stringendo fra le dita,
non quanto letto,
ma quanto si è stati capaci di scrivere.

Analfabeta,
mai avrei immaginato
di poter saper scrivere un giorno
da qualche parte,
inciso in me,

il Tuo nome
:

liberamente tratto dai pensieri

protèger

protèger

.

…" Per mano ti tenevo a sorreggerti
come un bimbo mi difendesti
con gesti bruti e dolci
e non capivo
il perchè
e non capivo
il cosa
e non capivo

e non capivo e basta.

Giacomo

.

E’ nel tuo diario. Quello che scrivi nelle tue solitudini
quasi a ricordare alla memoria un gesto, una carezza,
un pianto. Uno dei miei tanti a cui ormai ti sei abituato.

Non c’è data su quel tuo diario.
Pagine bianche, d’una carta rara,
scritte con la forza della memoria d’un lapis.

Ricordi una scena, un attimo,
una lunga corsa nella notta, a piedi,
io e te sotto l’acqua d’un fine estate
neanche troppo bagnato di vino
diversi anni fa, ormai.

Ero sangue.
Il nostro.
E acqua che mi tolsi maglia
per coprirti la testa.
mi tolsi anche i sandali con troppo tacco
per camminare scalza sulla tua paura
e proteggerti che se avessi avuto la forza
t’avrei messo fra le mia gambe
e spinto dentro,
fino in fondo all’utero,
nella tua prima casa.

Non occorrono le date  a ricordare un dolore.
Si ricorda e basta.
Si riattiva la memoria degli odori
e basta un niente che tutto appare
nitido, come allora.

Un tuo diario che non leggo quasi mai
e che tu hai volutamente lasciato vicino al pc.
parla di noi.

Ti guardo,
sei davanti a me nella stanza piena di cose inutili.
Telefoni agli amici per salutarli
che oggi te ne vai, torni dall’uomo che mise in me
la sua cosa migliore, prima che fossimo parte della  tua storia.

La memoria del dolore diventa dolcezza
nella presenza anche silenziosa e distante
di casa, quando sei qui.

Nella tua assenza
diventa inutile anche a me stessa
la mia presenza

.
(musica: Hans Zimmer – Brothers)

liberamente annusato in casa

danse

danser

.

Con i calli sul cuore si balla
quasi come stare sulle punte.

Se anche ci sono antiche ferite,
Tu non guardare le punte…
mira dritto sempre al cuore

tanto i cadaveri non muoiono mai

.

(musica: Leonard Cohen – Dance me to the end of Love)

libersamente tratto dal mignolo e l’anulare del cuore

indécence

impudique

.

Io.
Scatto indecente di Elvio Cecchio

.

Non è assenza.
Casa è ancora un porto di blogger.
Qualcuno è andato.
Qualcun’altro se ne andrà.

C’era il mio filosofo a pranzo con noi.
Il mio filosofo è un malato psichiatrico
pluriricoverato in varie cliniche.

Ma come me è rimasto costretto
sulla sedia dell’Amore.

La sedia dell’Amore è una condizione invalidante
ed è un handicap feroce
da cui dipendono tutte le altre malattie.

"Siamo tutti partiti, nessuno di noi è però arrivato"

Questo diceva oggi il mio filosofo alla mia povera tavola. 
Però ancora si aveva lo spirito di sentirsi vivi.

Ho chiesto a lui di accompagnare
con la chitarra e la sua voce,
le mie parole, ovunque verranno chiamate.
Titubante ed euforico ha accettato.

– Eccazzo Alessandro,
prendiamo il treno e andiamo dove ci chiamano.

– Bea, facciamo poi un viaggio con l’aereo
che almeno diventiamo stranieri, una volta io e te.

Sto cercando di avere il nullaosta per
presentare il libro nella clinica dove per anni
Alessandro il mio filosofo bolognese di 45 anni è stato ricoverato.
L’assessore è ancora in ferie.
Le parole non vanno in ferie mai.
Ci accompagnano come eterna solitudine
o come rivendicazione d’esistenza.

Si ride, ci si dicono cose intime
forse troppo intime anche per un blog senza troppe mutande

E’ così bella l’indecenza della trasparenza

liberamente tratto dagli odori di casa
Anche odore fetente di gatti

espion

nous

.

E’ nella nebbia folta dei Tuoi capelli
ch’io intreccio alle carezze delle mani,
qualche ricordo.

Il peso dei ricordi è la leggerezza dell’Anima.
La Tua, così distante dall’inguine del peccato,
fa sacralità d’ogni mio incontestabile reato.

Con le pietre che addosso mi vorrai scagliare
potrai costruire la nostra casa.
.

Liberamente tratto dalla pelle